Homestay in Nepal? Perché no!

Vivere nella casa di una famiglia nepalese? Noi lo abbiamo fatto e in questo post vi raccontiamo la nostra esperienza, spiegandovi perchè l’homestay in Nepal è una esperienza che vale la pena provare.

L’homestay è una delle nuove mode del turismo in Nepal, pensata soprattutto per aiutare direttamente le famiglie colpite dal tragico terremoto del 2015. Abbiamo scelto di farlo a Bastola Gaun, piccolissimo villaggio tra Bhaktapur e Nagarkot, nella valle di Kathmandu. Ci arriviamo dopo oltre 10 ore di macchina, provenienti da 3 giorni nel Chitwan National Park. Il viaggio è piuttosto infernale: la strada è quasi tutta rovinata, il traffico è folle e il nostro autista sceglie di “consolarci” con almeno 8 ore di musica nepalese! Insomma, le condizioni all’arrivo non sono le migliori…

La Famiglia Bastola

Una volta raggiunto Bastola Gaun, incontriamo Rajaram, un giovane ragazzo nepalese che ci accoglie nella casa della sua famiglia. L’abitazione è piuttosto modesta (e non adatta a chi è privo di spirito di sacrificio). Rajaram ci mostra subito la nostra stanza: è piccola ma pulita e silenziosa; c’è un bagno a noi riservato, cosa che gradiamo molto.
Dal momento che è quasi ora di cena, rimaniamo sul tetto della casa con lui. Rajaram ci spiega che oltre a lui, qui vivono sua sorella con una bellissima bimba di appena 45 giorni, la madre, il padre e il nonno paterno. La loro è una famiglia di agricoltori. Il principale sostentamento viene dalla mucca che allevano in giardino e che gli dona ben 12 litri di latte al giorno, molti dei quali vengono venduti al mercato di Kathmandu. Oltre alla mucca, posseggono poi una piccola risaia, un campo di grano e, stranissimo per noi, una coltivazione di marijuana. Vedendo il nostro stupore, Rajaram ci spiega che questa pianta è usata esclusivamente come medicinale per la loro mucca, dal momento che ogni altro uso è illegale.

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Cena

Per cena ci raggiunge il fratello maggiore di Rajaram, con la moglie e il loro bellissimo e timidissimo bimbo di due anni e mezzo. È domenica e nella loro tradizione si mangia rice pudding cucinato nel latte appena munto dalla mucca di famiglia. La cena è deliziosa.
Durante la serata, Rajaram e suo fratello ci raccontano del loro villaggio: qui sorgono solo 16 case, tutti portano lo stesso cognome, Bastola, che infatti dà il nome all’area. Nel 2015, tutto è stato distrutto dal terremoto: la ricostruzione è stata veloce ma non è ancora completa. Ci spiegano di come siano grati all’Italia per aver mandato l’esercito ad aiutare il villaggio vicino, ci raccontano poi la storia del Nepal e rimaniamo basiti sentendo del massacro reale del 2001 che ha portato al trono l’ultimo re nepalese. Dal momento che la loro sveglia suonerà alle 4 per il lavoro nei campi, scegliamo di non abusare troppo della loro ospitalità e lasciarli riposare.

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Il Jalpadevi Temple

Il mattino seguente ci svegliamo e la mamma di Rajaram ci fa trovare pronta la colazione: thè, uova e due banane. Dopo averla consumata lasciamo la casa con Rajaram: ci mostra il villaggio e ci accompagna al Jalpadevi Temple, un bellissimo complesso induista di recente costruzione dove tutti i villaggi della zona si recano per le preghiere. Al nostro ritorno pranziamo con il pasto tipico nepalese, il daal bhaat, dopodiché lasciamo la casa in direzione della nostra prossima tappa: Kirtipur.

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Nonostante lo scetticismo iniziale, ce ne andiamo con un po’ di rammarico. Innanzitutto per la gentilezza e la gioia con cui siamo stati accolti, sentendoci a casa fin dal primo momento. In secondo luogo per le moltissime attività che avremmo potuto fare (tra cui lezioni di yoga e cucina locale) se la nostra guida nepalese, prenotata dall’Italia con una nota agenzia, avesse avvisato la famiglia di Rajaram con un po’ di anticipo. In ogni caso siamo sicuri che questo sia stato stato un arrivederci, non un addio.

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Se avete intenzione di andare in Nepal, vi consigliamo caldamente di provare questo tipo di esperienza. I costi sono davvero abbordabili, circa 1500 rupie a persona al giorno (poco più di 10 euro).

La cosa bella è che i soldi non rimangono alla famiglia ma vanno in un fondo comune tra le famiglie del villaggio per finanziare progetti di ricostruzione e sviluppo. Rajaram ci spiega che di recente hanno inaugurato proprio grazie agli homestays un centro per la crescita dei cuccioli di mucca del villaggio.
Se volete maggiori informazioni, qui sotto vi lasciamo i contatti della famiglia Bastola. Namastè!

Rajaram Bastola
E-mail: raja_bastola@yahoo.com
Cell.: +9779813889400
Web: http://www.nagarkothomestay.com
Facebook: www.fb.com/nagarkothomestay

Costi Homestay in Nepal
1 notte: Rs 1500 a persona (pensione completa)
2 notti: Rs 3000 (pensione completa)
Il servizio è promosso dal Nepal Tourism Board.


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