Un tour con Michiro, la nostra Kyoto free guide!

La Kyoto Free Guide è il miglior modo per girare la città di Kyoto in compagnia di un locale, superando qualunque barriera linguistica e vivendo la città come un vero giapponese.

Noi abbiamo provato il servizio di Kyoto Free Guide durante il nostro viaggio in Giappone e qui vi raccontiamo la nostra esperienza.

La nostra Kyoto Free Guide

La nostra Kyoto Free Guide si chiama Michiro. Lo abbiamo contattato tramite il sito web un paio di settimane prima della partenza e abbiamo scambiato con lui alcune email e messaggi su Facebook. Michiro si presenta puntualissimo al nostro appuntamento. Ha con sé uno zainetto e dei raccoglitori con tutte le informazioni necessarie per  svolgere al meglio il suo compito. Il suo inglese è praticamente perfetto: oggi Michiro è in pensione, ma un tempo era architetto e ha contribuito allo sviluppo dell’aeroporto di Osaka. Oggi ha deciso di fare la Kyoto Free Guide per tenere allenato il suo inglese e… per sentirsi sempre attivo! Giusto il tempo delle presentazioni, di un piccolo regalo da parte sua (due ventagli tipici) e partiamo!

Kinkakuji – il Tempio del padiglione d’oro

Il primo luogo in cui Michiro ci porta è il celebre Kinkakuji. Per arrivarci, dobbiamo prendere i mezzi pubblici ma con l’aiuto della guida giapponese è tutto più semplice! Dopo circa 50 minuti di viaggio in cui ci raccontiamo alcuni dettagli delle nostre rispettive vite, arriviamo al Kikakuji, la Pagoda d’Oro costruita nel 1397 come villa per lo Shogun.

Michiro è preparatissimo e pieno di entusiasmo: con l’aiuto dei suoi raccoglitori, che contengono immagini, date e parole chiave, ci racconta la storia appassionante della lotta tra shogun (il capo dei Samurai) e imperatore e ci descrive i simboli presenti all’interno del Kinkakuji. Impariamo la differenza tra religione buddista e shintoista, sappiamo distinguere le diverse tipologie di templi e le differenti statue di buddha, iniziamo a svolgere i rituali spirituali con un’idea del loro significato.

Il tempio è davvero incantevole e fotografarlo da diverse angolazioni consente di scoprirne ogni volta un aspetto diverso. Gli elementi simbolici non mancano: la forma delle isole, i diversi piani dedicati all’imperatore e al faraone, i colori…tutto adesso, grazie alle spiegazioni della nostra guida, ha un senso.

Kyoto free guide
Con la nostra Kyoto Free Guide abbiamo scoperto dettagli sul Kinkakuji non presenti sulla Lonely Planet

Ryoanji – il tempio con il più famoso giardino Zen

Ancora affascinati dalla nostra prima tappa ci dirigiamo al secondo tempio, che raggiungeremo in autobus. Mentre aspettiamo alla fermata Michiro è costretto a farci notare che, da bravi italiani, stiamo saltando l’ordinatissima fila indiana che si allunga sul marciapiede e di cui non ci eravamo nemmeno accorti.

Una ventina di minuti sull’autobus (dove tra l’altro l’aria condizionata è freddissima) e siamo al Ryoanji! Questa volta l’intenzione della nostra guida è diversa: se prima voleva mostrarci la parte storica di Kyoto, ora è il momento di quella spirituale.

Dopo un giro rapido all’interno, infatti, ci fa sedere sul piccolo balconcino che si affaccia sul giardino zen e ci spiega le basi della meditazione. Mettere in pratica tutto quello che ci dice non è semplicissimo, calcolando che ci sono moltissime persone e che non tutte erano presenti quando all’asilo insegnavano il gioco del silenzio…ma ci proviamo. Terminata la sessione di meditazione  Michiro ci chiede di contare le pietre del giardino. Sono 15 ma noi ne vediamo  solo 14: soltanto chi è nel pieno della meditazione riesce ad individuare quella aggiuntiva.

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Girare Kyoto con una Kyoto Free Guide è decisamente più semplice

E’ ora di pranzo: il Bento da Kibunjojo

Anche oggi siamo affamati e quando arriva il momento del pranzo siamo felicissimi! Michiro ha organizzato una fermata da Kibunjojo, un ristorantino molto carino dove ci hanno già preparato il Bento, quello che noi a Milano chiamiamo ‘schiscetta’. Ci sentiamo totalmente catapultati all’interno di un cartone animato giapponese e, presi dall’entusiasmo, mangiamo TUTTO senza nemmeno capire, con grande stupore della nostra guida, che non ha mai visto un europeo finire il contenuto del Bento. Beviamo un po’ di the e siamo pronti per ricominciare il tour

Il castello Nijo

Si tratta del castello fatto costruire dal primo Shogun del periodo Edo, residenza degli shogun per circa 270 anni. Si tratta di una struttura completamente diversa da quello che ci aspettavamo, molto più simile ad un tempio che ad un castello. Nel visitarlo siamo un po’ stanchi e alcune stanze ci dicono davvero poco, ma Michiro è bravissimo a mantenerci attivi, ci spiega il significato di tutti i simboli e gli affreschi e ci fa dei divertenti indovinelli

Dolcetti giapponesi: ma sono di pongo?

Dopo il castello è il momento di una pausa e Michiro ci porta da Tsuruya Yoshinobu, una sorta di tea room in versione zen in cui un pasticcere prepara al momento dei dolcetti realizzati con una pasta ricavata dai fagioli di soia.

L’impegno e la dedizione con cui lavora e le sue creazioni ci affascinano moltissimo, ma quando arriva il momento dell’assaggio non siamo particolarmente colpiti. I dolcetti, infatti, non sono poi così dolcetti…e la consistenza ricorda molto quella del pongo. Il tutto è accompagnato dal grande protagonista della vacanza: il the verde, quello vero, al gusto di spinaci e dalla consistenza spumosa che piacciono tanto a Davide, il MATCHA!

Immaginate la sua gioia, non è neanche riuscito a finire tutto. Io, ormai assuefatta grazie al latte al gusto di matcha che bevo tutte le mattine,  termino tutto con soddisfazione e sono pronta per continuare.

Higashi Hongan-ji: la nostra prima preghiera buddista

L’ultima tappa del nostro tour di oggi avrebbe dovuto essere il tempio Fushimiinari, noto a livello mondiale e primo in classifica su TripAdvisor, ma molto lontano da dove ci troviamo in questo momento.

Visto che la giornata sta volgendo al termine e che siamo tutti e tre molto stanchi, optiamo per l’Hingashi Hongan-ji, che si trova vicino all’hotel. All’inizio la struttura non ci colpisce particolarmente ma poi, appena entriamo, i monaci del tempio iniziano una preghiera. Ci sediamo per terra e, sebbene senza capire, ascoltiamo.

Michiro cerca di spiegarci quello che sta succedendo, ma tra gong, canti e urla la situazione è così coinvolgente che facciamo fatica a seguirlo.

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Okonomiyaki – se esiste un cibo grasso noi lo troviamo

Salutiamo e ringraziamo con calore Michiro, poi torniamo in hotel dove dobbiamo scegliere cosa mangiare per cena. Dopo qualche ricerca optiamo per un piccolo ristorantino vicino all’hotel dove il piatto forte è l’okonomiyaki, una sorta di omelette contenente verdure, soia, pesce, formaggio e altri ingredienti a scelta.

Scegliamo la nostra combinazione e guardiamo attentamente la preparazione. In una prima fase tutto sembra tranquillo e l’omelette che arriva vicino al nostro posto è abbastanza decente.

Prima di servircela il cuoco ci chiede che tipo di condimento vogliamo e io, presa dalla voglia di sentirmi giapponese, rispondo “tutto quello che ci mettete di solito”. Bene, se dovesse capitarvi di trovarvi in Giappone e sentire quella domanda, cambiate risposta!

Orgoglioso e anche abbastanza stupito il cuoco procede con questa sequenza

  • Spennellata di salsa teriyaki con tanto di pennello da muro
  • Maionese come se non ci fosse un domani
  • Prezzemolo

E per finire, perché non c’è mai limite al peggio….BUCCE D’AGLIO!

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Il nostro chef giapponese mentre ci prepara un tipico okonomiyaki

Siamo allibiti, ma la colpa è nostra (o meglio, mia, ma visto che ormai siamo sposati dobbiamo condividere tutto), quindi mangiamo TUTTO. Il gusto è….boh! I sapori sono talmente tanti che non riusciamo a capirlo. L’okonomiyaki non è sicuramente una cosa che mangeremo ancora, ma di certo è da provare.


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2 commenti

  1. […] dell’esperienza di Kyoto, siamo carichi e non vediamo l’ora di […]

  2. Che nostalgia di Kyoto.. e dei dolcetti al Matcha! Anche per me l’impatto con i bagni è stato traumatico. All’arrivo in aeroporto, continuavo a premere il tasto della musichina anzichè lo scarico 😀

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